Il 4 giugno EcoRadicali – Associazione Radicale Ecologista parteciperà al convegno sui biogas organizzato in Regione Lazio, su invito del Gruppo consiliare del Movimento Cinque Stelle.
Tutto parte dalla Direttiva europea 77 del 2001 sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità.
L’Unione europea ha introdotto la possibilità di realizzare “piccoli impianti a biogas” (ovvero fino a 1 MW) per smaltire “in casa” e a circuito chiuso scarti agricoli.
Gli indirizzi europei sono quindi molto chiari: realizzare un sistema locale, integrato e diffuso, di produzione energetica che, partendo dal risparmio e dal riuso degli scarti, sia anche in grado di produrre reddito integrativo per le piccole imprese agricole. Ma cosa è successo veramente in Italia?
Quello che poteva essere un ciclo virtuoso è ben presto diventato un ciclo vizioso che, come al solito, arricchisce pochi, avvelena il mercato e l’ambiente: e il tutto con i soldi pubblici.
A partire dalla Legge finanziaria del 2008 sono stati introdotti incentivi economici pagati con una parte delle bollette.
E, in effetti, dal 2008 ad oggi, si è verificato un vero boom dei biogas: culmine raggiunto nel 2012 grazie ad un incentivo di 28 centesimi per kWh prodotto (il più alto d’Europa) ulteriormente favorito da una legge nazionale in cui si dispensavano gli impianti inferiori a 1 MW dall’affrontare le procedure di screening/VIA e perciò questi impianti sono stati collocati un po’ dovunque senza nessuna tutela per ambiente e popolazione; incentivi poi progressivamente ridotti negli importi, ma prolungati nei tempi di erogazione (da 15 a 20 anni).
Perché bisogna sgonfiare i biogas?
1) Un boom di illegalità
Come sentenziato dalla Corte costituzionale, l’intero processo autorizzativo viola ben due direttive europee che impongono sia la valutazione d’impatto ambientale che la massima partecipazione delle comunità locali per la localizzazione degli impianti. Invece tutto viene deciso sulla testa dei cittadini, tra potentati bancari, “politici” ed economici.
2) Speculazione per pochi, svantaggi per tutti
Le direttive europee impongono l’utilizzo di scarti agricoli ma, per aumentare il tenore energetico (e quindi lucrare maggiormente sugli incentivi) vengono immessi cereali (un impianto da 1mW necessita di 350/400 ettari di colture dedicate): in pratica, usiamo petrolio (per arare i campi, irrigarli, concimarli, etc.) per far finta di produrre “bio”gas, facendo così aumentare le importazioni (e i costi) di cereali per l’alimentazione. I biogas, quindi, li paghiamo due volte: in bolletta e al supermercato.
3) Bisogna difendere le piccole aziende agricole e il paesaggio
I biogas stanno letteralmente bruciando le piccole aziende che non sono “agganciate” con il sistema bancario e politico. Le banche hanno fortemente ridotto il credito agricolo per concentrarlo sulle imprese “bio”energetiche, mentre gli affitti dei terreni nelle zone cerealicole sono raddoppiati nonchè triplicati, rendendo insostenibili i costi per le imprese che invece producono il pane che troviamo sulle nostre tavole.

In questi anni sono sorti molti comitati per contrastare i biogas. EcoRadicali, l’Associazione Radicale Ecologista, si occupa di questo tema sin dalla sua fondazione, maturando la convinzione che sia assolutamente prioritario riportare la normativa italiana nell’alveo del Diritto comunitario e quindi riportare i biogas alla funzione originaria, evitando che questi impianti vengano (tra l’altro) utilizzati per il trattamento dei rifiuti, settore nel quale l’Italia è (ad ogni latitudine) inadempiente rispetto alle normative europee. Come dimostrano i continui richiami delle istituzioni europee e le multe (84 milioni di euro/anno solo per la Campania).