Smog. L’Italia presenta una incidenza superiore al 50% delle morti premature dovute a inquinamento atmosferico. Nel 2015 emissioni di CO2 aumentate del 2%
L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha diffuso il Report 2016 sulla qualità dell’aria. Gran parte dei media italiani ha sottolineato con toni trionfalistici un leggero miglioramento: ma si fa riferimento al dato complessivo. Se si legge il dato disaggregato si vede come le condizioni siano di gran lunga peggiorate in Italia. Non a caso, delle 467mila morti premature calcolate su scala europea, quasi 90mila siano italiane. Il dato è allarmane perché si comprende immediatamente come l’incidenza nel territorio italiano si superiore al 50% rispetto alla media europea.
A questo occorre segnalare che il Rapporto ISPRA sulle emissioni inquinanti ha segnalato un aumento del 2% nel solo 2015.
L’Italia è quindi il grande malato ambientale d’Europa. A incidere sono i cronici ritardi nell’applicazione del diritto comunitario, o la sua stessa violazione. Oltre un terzo delle procedure d’infrazione riguarda materie ambientali.
Ma ad incidere sono soprattutto le scelte di una politica pubblica. L’Italia, a differenza degli altri paesi europei, in questi anni ha tagliato e disinvestito su trasporto pubblico e rinnovabili; ha invece continuato a riversare fiumi di denari pubblici verso l’economia fossile. Ci riferiamo ai 14,8 miliardi di euro all’anno di sussidi diretti o indiretti alle fonti fossili, al consumo o alla produzione. Ma questi sono davvero una goccia nel mare rispetto ai faraonici investimenti verso nuove autostrade, inceneritori, gasdotti.
I principali media italiani hanno fatto disinformazione anche sulla nuova NEC. La Direttiva che dovrebbe regolare la qualità dell’aria attraverso il contrasto all’inquinamento atmosferico e la definizione di un limite massimo consentito per ciascun tipo di inquinante. In realtà questa misura è stata largamente depotenziata proprio grazie all’Italia che, con il governo in carica, ha guidato lo schieramento dei paesi pro-smog, mettendo in minoranza i paesi virtuosi del nord Europa che avrebbero voluto misure più efficaci.
I dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente fotografano un divario sempre crescente tra Italia ed Europa: un ripensamento radicale delle politiche pubbliche dovrebbe rappresentare quindi una priorità non più rinviabile per le classi politiche.
Questo divario rischia di crescere ulteriormente qualora la nuova riforma costituzionale venisse approvata dai cittadini. Nel nuovo testo “tutela e valorizzazione” ambientale vengono depennate. Mentre la “clausola di supremazia” collide in modo frontale rispetto al diritto comunitario che impone agli stati membri la piena informazione e partecipazione dei cittadini nelle politiche ambientali e di governo del territorio: grandi opere incluse.
8 comments
Altro che “scrofe ferite” o “accozzaglie”. Ecco di cosa si dovrebbe parlare. Giro articolo tra i miei contatti. Grazie
Italia capofila dei paesi pro smog: mi sarei stupita del contrario
fine delle caldaie a diesel per i riscaldamenti, diffusione di auto a metano e ibride elettriche, ritorno degli incentivi per il fotovoltaico per le abitazioni civili e le pmi.
Sarebbe il minimo sindacale! Altro che nuove autostrade!
è esattamente come avete scritto nella vostra cover. E’ ora di cambiare: tutto
tra l’altro azzeccatissima ai tempi!
articolo utilissimo, mando in giro
Tra l’altro lo European Environment Bureau ha detto che se il governo non modifica la sua ‘politica’ entro il 2030 in Italia ci saranno 15mila morti premature in più causate dallo smog. Intanto l’Italia rischia una multa di un miliardo di euro a causa dello smog. Le soglie per la concentrazione di Pm10 sono state abbondantemente superate in tutta la Pianura Padana e a Roma, ma anche in altre aree. Il primo richiamo della Commissione europea era arrivato a luglio 2014. Da allora nulla è stato fatto.