Referendum costituzionale. Gli EcoRadicali voteranno NO. Il nostro intervento al XV Congresso di Radicali Italiani nella Commissione “Referendum Act”

Dopo il fallimento dello “spacchettamento” del quesito referendario, l’unica via è quella del NO al referendum.
La difesa della Costituzione rappresenta il dovere primario di qualsiasi partito e movimento. Dovrebbe esserlo, a maggior ragione, per una formazione politica (come Radicali Italiani) erede sia del Risorgimento che della Resistenza. Dovrebbe esserlo, in particolare, di fronte a una “riforma” partitocratica, autoritaria e anticologica che rappresenta l’esatto opposto rispetto alle lotte radicali di questi decenni.
I Radicali sarebbero dovuti essere i capofila, i promotori stessi del fronte del NO. Un ruolo che sarebbe nelle cose e nella storia. Purtroppo così non è stato.
Come nel caso del Referendum “trivelle”, ci si è dimenati in un incomprensibile disinteresse. Poi, di fronte all’inevitabile, si è pur aperto uno spiraglio di dibattito condotto con equilibrismo e artefatta equidistanza dalle posizioni in campo.

Nell’ambito del XV Congresso di Radicali Italiani è stato (finalmente!) concesso un angolino agli iscritti per dibattere della “riforma” costituzionale. Siamo intervenuti nella Commissione “Referendum Act”. Nella giornata di ieri, abbiamo portato alcune delle ragioni degli EcoRadicali, schierati per il NO.

Siamo di fronte ad una “riforma” che riduce democrazia e diritti, silenzia i territori, cancella la tutela dell’ambiente dalla Costituzione. Queste ragioni ci sembrano nettamente prevalenti rispetto alle avvilenti ragioni di «opportunità» o “menopeggismo” avanzate in modo sorprendente da figure storiche dell’area radicale. Ci sembra anche improprio rincorrere, anche in casa radicale, la demenziale propaganda renziana, secondo la quale occorre votare sì “perché poi vincono i populisti”. Guardiamo in faccia la realtà: questa è una riscrittura in senso populista della Costituzione. È la via spianata al populismo.

La realtà è che questa “riforma” nega alla radice quella democrazia diretta, il federalismo. Questa è una riforma antiradicale che va respinta in modo netto: senza se e senza ma. E se non lo facciamo, non saremo più credibili.

Non sarà credibile un movimento radicale che, da una parte, sostiene il Referendum Act per modernizzare la legislazione degli istituti di partecipazione popolare e che, dall’altra, avalla una “riforma” che riduce complessivamente la democrazia.
Non è credibile, insomma, un movimento radicale che, da una parte, chiede la “restituzione della seconda scheda” (quella referendaria), ma che fa finta di non vedere come questa “riforma” sterilizzi anche la prima scheda: cioè quella elettorale.

Il Referendum, crediamo, ridisegnerà lo scenario politico italiano. I Radicali dovranno in questo Congresso decidere se stare dalla parte dell’establishment e delle lobby che hanno dettato questa “riforma”. In tal senso, anche il non scegliere è una scelta. Oppure se vorranno stare dalla parte della Costituzione, schierarsi per NO, apportando un contributo d’innovazione: anche rispetto ai sedicenti movimenti “per la democrazia diretta”.