Referendum. L'unica riforma che serve è attuare la Costituzione

Referendum. EcoRadicali: la Costituzione è salva e siamo fieri di aver contribuito a questo risultato. Adesso serve un progetto di paese.

Un’ora dopo la chiusura dei seggi, quando la valanga di NO appariva già chiara dai primi dati parziali, Renzi ha annunciato le sue dimissioni. Ma più che ad un commiato, l’Italia ha dovuto assistere a un discorso di auto-investitura e di rilancio.
E quel: «se perdo il Referendum, smetto di fare politica»? Come nulla fosse.

Ammettiamolo. È stata una brutta campagna referendaria. È mancato quel dibattito solenne e rispettoso che si dovrebbe quando si parla di Costituzione. Il nostro più importante bene comune è stato utilizzato dai principali partiti come terreno di scontro per il potere.

Referendum: i partiti sono i grandi sconfitti dal voto.

Lo è certamente il PD renziano. Ricade sulle proprie spalle la responsabilità di aver fatto perdere due anni di tempo al paese, piegato istituzioni, RAI, pubblici bilanci per imporre una riforma ampiamente peggiorativa della Costituzione.
Non hanno di certo vinto Grillo e Salvini, dal momento che i loro voti, messi insieme, non rappresentano neanche la metà dei venti milioni di voti per il NO.
Tuttavia, come spesso accade, il valore simbolico dei fatti prevale su quello aritmetico. Per uno strano scherzo della storia, i cattivi “populisti” hanno contribuito in modo decisivo alla difesa della Carta costituzionale, rispetto ad una riforma in senso autoritario. I “populisti”, insomma, hanno difeso l’Italia dagli autoritari.
Lo hanno fatto per le proprie finalità elettoralistiche e non certamente per la Costituzione. Tuttavia la gran riforma renziana avrebbe rappresentato la strada spianata verso il populismo autoritario. Prendendo per buona l’etichetta di “populisti”, di certo, M5S e Lega non hanno fatto un grande affare dalla vittoria del NO. Qualora salissero al potere, non potrebbero (ad esempio) organizzare alcun plebiscito antieuro. Con la Costituzione renziana avrebbero potuto farlo. Ecco perché abbiamo sostenuto che l’unico voto “antipopulista” era il NO.

Tre luoghi comuni da smentire sul voto referendario.

Il primo è che non si tratta di un voto “antisistema”, dal momento che il voto mantiene la Costituzione attuale. Si tratta, casomai, di un voto conservatore: dei valori repubblicani.
Il secondo punto è quello del “successo del populismo”. Casomai è accaduto il contrario. I cittadini hanno respinto un progetto di Costituzione populista e autoritario.
Il terzo e ultimo punto è relativo al “voto di protesta”. I dati statistici dimostrano come sia sostanzialmente impossibile sovrapporre dati elettorali e referendari, a causa dell’altissima affluenza.
Diversi istituti di ricerca demoscopica hanno prodotto studi parziali sui flussi elettorali. Gli elettori hanno seguito solo parzialmente gli ordini di scuderia dei loro partiti. Un elettore su quattro del PD ha votato NO. Hanno votato sì un grillino su sei, un berlusconiano su cinque e un leghista su otto. E neanche i Radicali hanno seguito l’invito di Bonino, dal momento che i tre quarti dell’elettorato radicale ha votato massicciamente NO.
Anche sommando i voti delle liste per il NO, mancherebbero all’appello più di quattro milioni di voti. È vero, piuttosto, che il 38% di quanti hanno votato NO, lo hanno fatto per respingere la riforma in quanto tale.
Si tranquillizzino quindi commentatori e analisti. La gente vota ancora con la propria testa: a dispetto e nonostante la fiorente industria della manipolazione.

Il nodo politico a sinistra e i Radicali nel pallone

Piuttosto, c’è un nodo politico che è stato (colpevolmente) omesso nelle varie analisi del voto. I leader e partiti favorevoli a questa “riforma” hanno ricevuto una sonora risposta dall’81% di under 35, dal 67% delle donne, dal 73% dei ceti meno abbienti. Questi sono i settori sociali che, storicamente, hanno promosso il cambiamento e li hanno votati.
Quella parte di Pd e di Radicali che hanno sostenuto il sì hanno dimostrato di aver perduto ogni contatto con il paese reale, spingendo pezzi di elettorato proprio verso i “populisti”. Su questo punto, abbiamo cercato di avvisare per tempo come la strategia dell’establishment radicale di accodarsi (inspiegabilmente) all’entourage renziano fosse un suicidio politico. Questa scelta è tanto più grave in quanto si è prima imposta la «libertà di voto» per silenziare una base schierata per il NO; poi è stato imposto a mezzo stampa uno schiacciamento sul sì. Lo si è fatto “a titolo personale”, ben sapendo che a livello mediatico il sì di un dirigente o un leader equivale a parlare per tutti. Allo stesso tempo, la campagna per il Referendum Act è stata stravolta, trasformata in viatico per il sì.

Il M5S, un renzismo senza Renzi?

Ma anche forze come il M5S rischiano la stessa sorte. Oggi, nella retorica del «al voto subito» sono pronti non solo ad accettare quell’Italicum fino a ieri ritenuto «antidemocratico e incostituzionale», ma addirittura a moltiplicarlo per due: per Camera e Senato. Oggi abbiamo un M5S che è diventato il principale difensore della legge elettorale costruita su misura di Renzi. Con buona pace della democrazia diretta e della partecipazione.

Se c’è una lezione che si può trarre dal Referendum

Questa consultazione ha due soli vincitori: la Costituzione e i cittadini italiani che andando a votare in massa, per il sì o per il no non importa, hanno detto a questa classe politica cialtrona che: sì, ci siamo, vogliamo contare. Per essa hanno partecipato in massa, come non facevano da tempo. Hanno detto a gran voce che si sentono (ancora) parte della Repubblica.
Partiti permettendo, e per quanto potremo fare, cercheremo di costruire un progetto di paese per dare risposte al malessere che, inequivocabilmente, ha segnato l’esito del Referendum. Lo faremo dentro quel racconto collettivo che è la nostra Costituzione. Questo è tanto più urgente oggi. Le élite sconfitte il 4 dicembre dal voto cercheranno di salvare il salvabile. A partire dal nuovo governo che verrà nominato.

Se c’è un aspetto positivo è quello che molti cittadini si sono riavvicinati alla Costituzione. E forse questa è stata l’occasione per comprendere quanto essa sia straordinaria, assieme alla responsabilità collettiva che essa venga finalmente attuata. Questa è la vera riforma di cui ha bisogno l’Italia.

Fabrizio Cianci
Segretario ECORADICALI – Associazione Radicale Ecologista