Lombardia, Liguria, Veneto e Toscana stanno demolendo la legge quadro sulla caccia. Il Governo non ha nulla da dire?

Cinghiali, lupi, cervi, orsi, uccelli protetti. Prosegue la guerra, tutta italiana, alla fauna e per giunta in spregio alle normative nazionali ed europee. La Lombardia apre alla caccia selvaggia alle volpi, cuccioli compresi, al di fuori del calendario venatorio, 365 giorni l’anno.
La scusa è sempre la stessa, i danni all’agricoltura. La lobby delle armi ordina, le giunte eseguono. Tuttavia è necessario ricordare che il massacro sta avvenendo sulla base di dati inesistenti. La consistenza della popolazione di volpi nel Bresciano è sconosciuta, non esistono motivazioni sanitarie o di sovrappopolazione e i risarcimenti richiesti per danni alle colture agricole e agli allevamenti sono pari a zero. Le uccisioni in atto non hanno fondamento scientifico o motivazione se non quella, tutta da dimostrare, di garantire ai cacciatori qualche fagiano o lepre in più da abbattere durante la stagione venatoria.
Il decreto della Lombardia autorizza i cacciatori ad aggirarsi anche singolarmente, di notte, muniti di fari, autovetture e armati di fucili senza la presenza fisica, e quindi il controllo, degli agenti della (semi-distrutta) Polizia Provinciale. Un provvedimento in contrasto con la legge quadro nazionale (157/92, art. 19) che non permette ai cacciatori di prendere parte agli abbattimenti coadiuvando gli agenti venatori pubblici, a meno che non siano proprietari o conduttori del fondo sul quale si attua il piano. Peraltro la licenza di caccia non abilita a controlli armati illegittimi che implicano il porto del fucile o della carabina in periodo di chiusura generale dell’attività venatoria.
Come se non bastasse, il decreto della Regione Lombardia permette anche gli abbattimenti in tana, una norma incivile e illegale, in aperta violazione del diritto comunitario.
Questo ed altri provvedimenti della Regione Lombardia è un ulteriore passo verso lo svuotamento della legge quadro sulla caccia. Da diversi anni si è costituito un ampio fronte di Regioni (Lombardia, Veneto, Liguria, Trentino/Sudtirolo e Toscana in testa) che hanno emanato provvedimenti che mirano a una deregulation della caccia, scavalcando le competenze statali ed europee. Detto in altri termini, la strage di animali messa in piedi da molte Regioni si consuma in un contesto di strage del diritto ambientale e di oggettivo conflitto giuridico ed istituzionale.
E se avessimo un Governo e un ministro dell’ambiente degni di questo nome, tutto questo non potrebbe accadere.